In un periodo in ombra dove i vari governi e le differenti direttive tengono chiusi musei e teatri, l’Agnelli non solo non si ferma, ma non permette nemmeno di cristallizzare l’arte teatrale neppure dietro un sipario chiuso. Alle superiori, il Dipartimento di Lettere infatti, non potendo usufruire, come gli scorsi anni, dell’abbonamento al Teatro Stabile di Torino portando i nostri liceali e gli illuminati dell’ITI tra gli ori e le rosse poltrone del Carignano, ha deciso di portare il teatro a scuola.
Ma in che modo? Come si possono riproporre sontuose scenografie, curati costumi, luci colorate e nani che sputano fuoco su elefanti truccati di rosa che ballano? Come è possibile tutto questo?
Nulla di più semplice: portando un bravo attore professionista davanti al pubblico e nelle classi di pubblico ne abbiamo, persino preparato dagli insegnanti!
Così, da un’idea della prof.ssa Maura Giannattasio, cavalcando chiusure e quarantene, rispettando i distanziamenti e tutte le direttive del caso, nel mese di novembre e dicembre Lorenzo Beatrice ha portato in scena per ben sette volte, in altrettante classi, un adattamento di LETTERA AL PADRE di Franz Kafka.
Ma chi è questo fantomatico Lorenzo?
È un virtuoso ragazzo che è divenuto uomo calcando le assi del palcoscenico. Ha trasformato il suo ego in numerosi personaggi, trasfigurando se stesso, senza troppi problemi e senza grandi difficoltà, in Siddhartha Gautama, in un gerarca nazista, in un elegante ufficiale di Marina pirandelliano e persino nell’urlante Salomè. Possiamo assolutamente dire che non si è risparmiato su nulla.
Inoltre questo attore, in giovane età era un estremista espressivo, ovvero non aveva paura di osare, passando dal nero cupo al bianco sfavillante. Oggi con la pratica e lo studio di sé, è cresciuto diventando un maestro dei grigi.
Lorenzo Beatrice in una sua performance kafkiana, nel triennio ITT
Non diremo però, con falsa baldanza, che è stato un ex allievo della nostra scuola media di qualche anno fa, ma parleremo di Lorenzo come artista melpomenico, come mostro di scena. Infatti il teatro e la recitazione gli hanno permesso non solo di lasciarsi alle spalle il timido fanciullino, ma di potenziare e far sue le sue capacità comunicative. Studiando le sue debolezze e facendole diventare armi con cui combattere, questo artista biondo è riuscito a far del suo scudo una temibile arma d’offesa. È riuscito a potenziare il suo eloquio fino a decidere di far del teatro la sua occupazione. E per quanto questa attività lavorativa sia caratterizzata da periodi di completa inattività (vedasi l’ultimo anno) e da un’incertezza costante, Lorenzo Beatrice ha deciso di vivere la sua vita sul bordo del boccascena, sotto le luci, vivendo di applausi e di emozioni donate dagli spettatori.
I nostri ragazzi, il suo pubblico all’Agnelli, dopo aver visto le sue piece si sono soffermati nel fargli una profusione di domande, alcune anche molto personali, altre persino impietose, ma l’incanto dell’incontro ha portato a far sì che l’iniziale imbarazzo si trasformasse in uno scambio di emozioni; la curiosità è diventata ammirazione.
Questo progetto, da semplice esperimento pilota a cavallo tra aprile e maggio, si è evoluto, tramutandosi in un’altra tournée tra le aule, portando, non tra le luci del palco, ma davanti ai banchi, la celebre novella L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA di Luigi Pirandello. Si tratta di un testo assai profondo, in cui attraverso un ventaglio di eleganti metafore, l’autore fa esplodere la scena in un tripudio di rabbia, pazzia e profonda tristezza. E’ stato un lavoro teatrale che ha messo alla prova non solo Lorenzo ma anche il pubblico che è stato, in un catartico silenzio, coinvolto dall’autore del testo, il premio Nobel per la letteratura del 1934. Gli studenti attoniti, senza distinzione tra ITT e LICEO, sono stati trasportati dalla capacità artistica dell’attore. Nelle aule ci sono stati minuti interi di angoscia e riflessione allo stesso momento. Il progetto è stato magistrale. Chi lo ha realizzato ha saputo flettersi alle difficoltà del momento, ma il teatro è anche questo. Ci insegna a saper essere duttili alle situazioni avverse e, per attrarre gli applausi del pubblico, trasforma in punti di forza i frangenti più ostici che la vita ci mette davanti
Non sappiamo se i teatri presto o tardi riapriranno al 100%, noi lo speriamo, anzi lo sogniamo. Noi però non ci abbattiamo perché il teatro sopravvive a tutto e, come dice il celebre attore e commediografo partenopeo Eduardo De Filippo:
“ Il teatro è vivo e vitale ”
…e noi con lui.
Si scaldino quindi le voci, si rinfreschino le memorie, riecheggino pure le battute nei corridoi e che il metaforico sipario dell’Agnelli si riapra pure per Lorenzo e per i nostri ragazzi.