L’eco di antichi rimbalzi della palla a spicchi riecheggia nel tempo
Forse non tutti sanno che il basket torinese, quello di livello, ha origini proprio negli stessi spazi in cui, ogni giorno, i valenti ragazzi dell’Agnelli vengono messi sotto torchio, dai nostri professori Pintore, Escoffier e Sardella.

Nel 1966, infatti, grazie all’opera di un lungimirante sacerdote, don Gino Borgogno, nasce proprio sullo stesso terreno che calpestiamo oggi, la squadra AUXILIUM AGNELLI TORINO.

Questo salesiano raccolse qui all’Agnelli, il meglio dei giocatori presi dagli oratori “popolari”, dal Valdocco al Martinetto, dal San Luigi al San Paolo, dal Monterosa al Rebaudengo. Unico diniego categorico venne fatto alla Crocetta, la quale diede alla luce una squadra tutta sua, il DON BOSCO BASKET.

Don Gino quindi, insieme all’amico e allenatore Vittorio Gonzales e successivamente con Gianni Asti, ha trasformato quella che poteva essere una semplice idea in una colonna portante dello sport piemontese. Egli ha portato in A2 quello che, in principio, era un gruppo di ragazzi che giocavano nei campi e nelle palestre di una scuola.

Don Gino Borgogno a New York

Stiamo parlando dello stesso don Gino Borgogno che nell’anno successivo, nel 1967, farà nascere l’idea del PGS (Polisportiva Giovanile Salesiana), realtà utile, quanto necessaria, per far praticare attività sportive anche ai ragazzi che non potevano permettersi iscrizioni a società che richiedevano una quota di accesso piuttosto alta.

Questa fu una rivoluzione non solo sociale, ma anche educativa, in quanto il coach non era solo una figura dirigenziale sportiva, bensì un educatore a tutti gli effetti.

Venne così creato il nuovo ruolo dell’ ALLEDUCATORE.

Gli anni passano, le mode cambiano gli abiti e le foglie degli alberi con l’autunno cadono inesorabilmente, ma la palla a spicchi torinese continua a rimbalzare.

Successivamente nel 1974, grazie alla fusione con la Libertas Pallacanestro Asti (sponsorizzata SACLÀ), nasce la AUXILIUM PALLACANESTRO TORINO.

Tale squadra cestistica professionista, vedrà nella sua futura storia proprio di tutto.

Vincerà campionati, farà successo, cadrà in un triste abisso, segnerà milioni di canestri, dichiarerà fallimento, conquisterà centinaia e centinaia di trofei e copertine di quotidiani sportivi.

Vedrà persino a bordo del suo campo lo sguardo vigile della prof.ssa Imma Casillo…

Ma questa è un’altra storia e qualcun altro, certamente di basket più esperto di noi, saprà di certo raccontarvela meglio; anche perché, per quello che ci riguarda, a malapena sappiamo fare canestro con un banale terzo tempo.

LA REDAZIONE